Scritti su Marx

Scritti su Marx

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«I miei incontri con Marx sono avvenuti in momenti cruciali della mia vita. Antifascismo militante (Padova 1941-42); problemi della ricostruzione (45-50); crisi universitaria (1968…). Ne sono sempre rimasto affascinato, ma non mai convinto…». È Bobbio stesso a sintetizzare, in una pagina magistrale scritta nel 1969 – e qui pubblicata per la prima volta, come tutti i testi di questo prezioso volume –, i termini in cui si configura il suo corpo a corpo teorico col pensiero di Marx, lungo più di cinquant’anni di riflessione. Affascinato dalla lettura marxiana della storia «dal punto di vista degli oppressi», Bobbio è stato al tempo stesso strenuo avversario Del messianismo rivoluzionario che la caratterizzava. Come osservano Cesare Pianciola e Franco Sbarberi nella loro introduzione, è questa la chiave per entrare in quel vero e proprio laboratorio concettuale che Bobbio costruisce intorno al suo confronto col pensiero di Marx e col marxismo. Marx è vivo – scrive il filosofo torinese –, ma questo non vuol dire che sia valido: non si può prescindere dalla critica di Marx al sistema capitalistico se si vuole comprendere appieno la contemporaneità; il fallimento dei socialismi reali non equivale a una sentenza di morte per il pensiero di Marx.Non ci si può esimere dunque, secondo Bobbio, dal fare i conti con quello che a tutti gli effetti deve essere considerato, al pari di Hobbes o di Hegel, un «classico», rifuggendo però ogni sacralizzazione o la tentazione, divenuta talora quasi un imperativo, di commentare «Marx con Marx o con alcuni scrittori autorizzati». Scelte con maestria e trascritte con estrema cura (decifrando le righe minute di una grafia quasi illeggibile) dai manoscritti depositati presso il Centro studi Piero Gobetti di Torino, queste pagine costituiscono una vera scoperta, non solo per i cultori di Bobbio: rappresentano una testimonianza di come il marxismo abbia lavorato profondamente nella migliore cultura dell’Italia repubblicana, e sfatano al tempo stesso il mito di una subalternità intellettuale verso il marxismo che avrebbe caratterizzato gli intellettuali italiani per tutta una lunga fase della nostra storia recente. Ancora una volta, Bobbio si dimostra un maestro: un maestro di capacità critica, di saggezza e di equilibrio. Un faro del nostro migliore pensiero democratico.

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Sull'autore

Norberto Bobbio

Norberto Bobbio (Torino, 1909-2004) è stata una figura intellettuale di riferimento della cultura italiana del Novecento. Dopo aver studiato al Liceo D’Azeglio, si iscrisse all’ateneo torinese, dove si laureò nel 1931 in Giurisprudenza e nel 1933 in Filosofia. L’anno seguente conseguì la libera docenza in Filosofia del diritto. Nel 1935 fu arrestato per le sue frequentazioni antifasciste. Per poter riavere la libertà e riprendere la carriera universitaria, si pronunciò a favore del regime, cosa che sarebbe poi stata oggetto di tormentate autocritiche. Dal 1935 al 1948 insegnò a Camerino, poi a Siena e a Padova. Nel 1942 aderì al Partito d’Azione. Fu arrestato per attività clandestina e incarcerato per tre mesi. Nel 1948 venne chiamato all’Università di Torino, dove insegnò fino al 1983. È a questa lunga fase che appartengono i suoi fondamentali studi su Cattaneo e su Kelsen, su Pareto e su Mosca, su Gobetti e su Gramsci, su Hobbes e su Locke, su Kant e su Marx. Assiduo frequentatore della casa editrice Einaudi, nel 1955 pubblica Politica e cultura, un libro essenziale nella discussione della sinistra italiana dell’epoca. Negli anni settanta è protagonista delle discussioni interne al Partito socialista, avviando, dalle colonne della rivista «Mondoperaio», un intenso e significativo dibattito sul tema del rapporto tra democrazia e socialismo. Nominato nel 1984 senatore a vita, nel 1994 pubblica la prima edizione di Destra e sinistra, il libro destinato a restare, tra tutti i suoi innumerevoli lavori, il testo più discusso e più famoso.

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