Il turista e il migrante sono figure simbolo della modernità. I loro movimenti sono tra le forze più potenti di trasformazione di città e territorio, come mostrano le migrazioni delle popolazioni agées di ceti medi in Sud America o sulle coste del Mediterraneo. Oggi questi movimenti danno luogo a nuovi fenomeni neocoloniali, traendo forza da condizioni inedite. Studiando il caso di un piccolo centro delle Ande ecuadoriane, Vilcabamba, il libro indaga le implicazioni delle dinamiche transnazionali legate alla sovrapposizione tra turismo e migrazione. E individua lì, con l’ausilio di concetti propri della letteratura internazionale, i contorni di una diversa declinazione del progetto urbanistico contemporaneo, altro dalla tradizione europea. La centralità conferita alle forme di migrazione aiuta a mettere a fuoco le modificazioni che lo spazio (urbano, rurale, interno…) subisce quando è attraversato da molteplici frontiere, segnato da conflitti, tensioni e alleanze tra idee, immaginari, individui ed economie. Ovvero da sistemi disgiuntivi nelle pratiche dell’abitare e costruire lo spazio. L’obiettivo principale del libro è indagare il debito concettuale dell’urbanistica nei confronti dei luoghi. Le differenze e le mutazioni interne alla teoria urbanistica non sono unicamente debitrici delle formazioni socio-ambientali, dei dibattiti ideologici, dei campi intellettuali da cui provengono gli urbanisti. I concetti, le idee di spazio, i
problemi affondano le loro radici nei poteri immaginativi dei gruppi sociali, dei collettivi che queste stesse teorie si propongono di spiegare. La questione posta da Abitare la differenza è dunque epistemologica, e perciò politica.
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Original text
Yes -
Language
Italian -
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About the author
Antonio di Campli
Antonio di Campli è ricercatore in Urbanistica presso il Politecnico di Torino. Ha insegnato in varie scuole di architettura tra Italia, Svizzera, Colombia ed Ecuador. Le sue ricerche recenti si concentrano sui processi di ristrutturazione urbana e rurale in contesti latinoamericani.