Le prime immagini della Terra vista dallo spazio ebbero un impatto rivoluzionario. Per la prima volta l’umanità vedeva il pianeta su cui vive dall’esterno: l’oceano, i continenti, i ghiacci polari, l’alone dell’atmosfera. La Terra si era ridotta a un globo terracqueo, privo di geografia politica e di storia, e sembrava un delicato gioiello abbandonato nell’immensità del vuoto assoluto. È stato proprio in quel momento che sono sorte nuove potenti visioni del mondo, con profonde implicazioni antropologiche, politiche e morali. Immagini come «Earthrise» (1968) o «The Blue Marble» (1972) – le prime fotografie del nostro pianeta scattate dallo spazio – hanno inaugurato una visione del mondo ecologica, una nuova filosofia globalista, un’inedita etica della responsabilità, rappresentando un’insostituibile fonte di legittimazione simbolica e un repertorio immaginario mai esaurito. Il libro indaga non solo il significato di tali immagini, ma gli usi che ne sono stati fatti per orientare la comprensione del mondo e ispirare modelli di comportamento. Per altro verso, le rappresentazioni della Terra dallo spazio hanno inserito il pianeta in una complessa rete elettronica di produzione, trasferimento e codifica delle immagini, che ha inaugurato la cosiddetta Information Age. Mediata dalla televisione, dai satelliti, dai sistemi di geo-localizzazione, la Terra (il suolo fenomenologico) ha cominciato così a comportarsi come un medium: mezzo di trasmissione e allo stesso tempo archivio di un insieme stratificato di messaggi visivi che ha proprio nella Terra l’origine e la destinazione. L’inserto che accompagna il volume consente al lettore di seguire con lo sguardo l’evoluzione di questa tradizione iconografica, che congiunge l’Hasselblad usata dai primi cosmonauti della Nasa agli odierni dispositivi di machine vision.
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Yes -
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Italian -
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