«Rimettiamo davanti ai nostri occhi la serie successiva delle incarnazioni europee. L’Europa è un nome fluttuante, e che da lungo tempo non sa su quali realtà esattamente poggiare. L’Europa è un equilibrio di potenze, un bilancio di forze, una bilancia di Stati rivali. L’Europa è una patria ideale, la patria ideale delle élites liberali del XVIII secolo. L’Europa è un nemico, l’avversario delle nazioni. L’Europa è un rimedio disperato, perché non si è mai parlato tanto dell’Europa quanto dopo il Trattato di Versailles, tra il 1920 e oggi; è allora che l’Europa si è rivelata una nozione di crisi, un rifugio, un’ultima speranza di salvezza… Ma come farla, questa Europa?».
Lucien Febvre
Che cos’è l’Europa, per Lucien Febvre? Che cosa rappresenta questo «continente» agli occhi del grande storico francese, nei mesi in cui si chiude il sipario dell’ultima e più distruttiva guerra europea? In queste pagine, nate da un corso tenuto da Febvre al Collège de France nel 1944-45, l’eco degli accadimenti nutre la rivisitazione dello storico. Il fatto è che l’idea di Europa sembra accamparsi sotto la bandiera di una inafferrabile vaghezza: «Un ideale, un sogno. Una estensione di territori estensibili a non finire». Fuori dalla storia, l’Europa, semplicemente non esiste. Ma allora, quando nasce l’Europa? Essa è figlia della disgregazione dell’unità mediterranea, ellenica e romana. Solo quando l’Impero romano crolla si danno le condizioni perché si possa cominciare ad aggregare una civiltà europea. Ma questa nuova realtà nasce da una grande mutilazione. L’Islam irrompe nel vecchio mondo greco-romano disgregandolo. Ed è contro l’Islam che nasce la costruzione carolingia, atto costitutivo dell’Europa in idea. Parte integrante di quest’idea fu, all’inizio, l’espansione di una cristianità concepita come il vero elemento unificante. Quel passaggio da un mondo mediterraneo a un mondo in cui il centro di gravità si sposta a nord ha determinato poi uno «slancio europeo» che è stato soprattutto uno slancio economico. Scorrono così sotto gli occhi dello storico le successive incarnazioni europee. Europa, equilibrio di potenze. Europa, patria delle élites intellettuali del XVIII secolo. E, dopo la Rivoluzione, Europa nemica delle nazioni. Europa, infine, rimedio disperato dopo la catastrofe della grande guerra. L’Europa, insomma, non è una cosa semplice, non si incide bell’e pronta sopra una tabula rasa. «Ciascuna parte d’Europa ha dietro di sé una terribile storia “contro”. Perciò l’idea di un dominatore che sottometta tutto l’Universo, è una idea vana. E, bisogna aggiungere, sanguinaria». Lo spettro del dittatore appena sconfitto domina le ultime pagine del libro. Febvre recalcitra all’idea di una unificazione europea. Non sono ancora maturi gli anni del rinnovato progetto europeista. A distanza di settant’anni, è possibile misurare la difficile strada che l’Europa storica ha compiuto, ma anche vedere la problematicità di questo progetto e i rischi che deve fronteggiare. Rileggere oggi queste lezioni – ripubblicate ora nella Piccola Biblioteca Donzelli con una prefazione di Guido Crainz – aiuta a comprendere la presente crisi europea: le parole di Febvre rimangono come un monito, sia per gli euroscettici che per gli europeisti. L’Europa può espandersi solo a patto di non prevaricare le altre civiltà: quelle che la compongono e quelle che ha di fronte.Book details
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Lucien Febvre
Lucien Febvre (1878-1956) è stato uno dei più grandi storici del Novecento. Dal 1919 fu chiamato a insegnare all’Università di Strasburgo e qui conobbe Marc Bloch, con cui costruì un profondo sodalizio intellettuale che avrebbe dato vita, nel 1929, alle «Annales», una delle esperienze più vive della cultura storica europea. Tra i suoi insuperati lavori ricordiamo Filippo II e la Franca Contea (1979) e La terra e l’evoluzione umana (1980). Di Febvre Donzelli ha pubblicato Onore e patria (1997), Il Reno. Storia, miti, realtà (1998) e L’Europa. Storia di una civiltà (1999, 2019).