«E poi via! Di nuovo a cavallo del drago-locomotiva!», esclama Andersen entusiasta nei suoi viaggi da un capo all’altro dell’Europa, e anche oltre, fino in Medio Oriente e in Africa. I rudimenti del volo li apprende presto, partendo giovanissimo e senza un soldo per la grande città. E da allora non si ferma più. Tutto gli appare avvolto nella magia: «La mia vita è una bella fiaba, ricca e felice! Se da ragazzo una fata potente mi avesse detto: “Scegli la tua vita e io ti proteggerò e ti accompagnerò!”, il mio destino non sarebbe stato più felice». È una splendida fiaba la vita di Andersen; stavolta per. re e regine sono in carne e ossa, e la magia è quella dello scrittore. Il suo è un dono a cui non può rinunciare, una capacità di fantasticare che vince anche i momenti più bui: «Io ho la natura degli uccelli migratori – confessa, – e volo».
Andersen aveva tutte le ragioni per credere d’aver vissuto una fiaba: figlio di un ciabattino, cresciuto in una famiglia povera, e presto orfano di padre, a soli quattordici anni abbandona la piccola Odense e se ne va per il mondo in cerca di fortuna. Intanto a Copenaghen, poi chissà. A guidarlo è un sogno: il giovane Hans Christian non sa bene ancora come, ma ci riuscirà; d’altronde, una fattucchiera ha letto i fondi di caffè e ha rivelato alla madre: «suo figlio diventerà un grand’uomo!». Andersen sa che, sia pure tra mille difficoltà e stenti, tra ostilità e derisioni, da grande farà l’«artista», non importa se ballerino, cantante o poeta. E infatti gli basteranno pochi anni per entrare a pieno titolo nell’élite culturale europea come uno dei più grandi scrittori di fiabe. Da quel momento in avanti la scena del mondo è tutta per lui: è accolto nelle corti più importanti, dove re e regine si commuovono mentre lo ascoltano leggere le sue storie, e nei più prestigiosi salotti, dove incontra gli artisti del mo mento: da Dumas a Rossini, da Dickens a Wagner. Andersen per. non dimentica di essere un figlio del popolo, ed è la gente comune che lo incuriosisce quando passeggia per le strade di Roma o per i vicoli di Costantinopoli. Ma a catturarlo è soprattutto la natura: lo splendido scenario innevato delle Alpi come la superficie infuocata di un Vesuvio in eruzione, il paesaggio aspro delle coste scandinave come la vista dell’oceano che bagna Tangeri. Questa autobiografia è la sua fiaba più bella, anche perché ci lavorò per tutta la vita: era diventata quasi un’ossessione per lui. Già a ventisette anni, in partenza per uno dei suoi viaggi, lasciò precise istruzioni per la pubblicazione dei suoi primi ricordi nel caso in cui non avesse fatto ritorno. Per fortuna non ce ne fu bisogno: nel 1855, a cinquant’anni, scrisse la sua autobiografia ufficiale, su cui si basa la presente edizione. Il lettore scoprirà in queste pagine come le più famose fiabe di Andersen – dalla Piccola fiammiferaia al Brutto anatroccolo – siano legate a doppio filo alla sua biografia, quasi che lo scrittore cercasse la fiaba in tutto ci. che vedeva.Book details
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Original text
Yes -
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Italian -
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