Cyber Intelligence Tra libertà e sicurezza

Cyber Intelligence

Tra libertà e sicurezza

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Nei prossimi anni sul nostro pianeta la popolazione virtuale sarà maggiore di quella reale e la rete sarà sempre più un campo di battaglia. L’aumento esponenziale delle connessioni imporrà ai poteri pubblici di approntare strumenti adeguati per coniugare due valori fondativi della convivenza democratica: la libertà e la sicurezza. In tale quadro la cyber intelligence è destinata a rappresentare uno strumento fondamentale. Definirla non è semplice, poiché in essa convivono due elementi che operano con logiche differenti: l’intelligenza, dote prettamente umana, necessaria per assumere decisioni, e lo spazio digitale, popolato da tecnologie sempre più pervasive. Nel mondo in cui viviamo il cosiddetto «web oscuro» è 500 volte più grande dell’internet visibile; oltre il 70% delle chiamate telefoniche mondiali può essere monitorato; attraverso i like su Facebook è possibile scoprire orientamenti sessuali, convinzioni religiose, livelli di reddito e propensioni al consumo; con un semplice click si può destabilizzare una multinazionale, interrompere le trasmissioni di un satellite spia o manipolare i dati di una consultazione elettorale. In queste condizioni, più aumenta la presenza delle tecnologie più, paradossalmente, c’è bisogno dell’insostituibile fattore umano per dare un’anima alla sovrabbondanza di dati e disvelare le menzogne della società della disinformazione, in cui la realtà diventa un’opinione. Nell’era delle tecnologie, dunque, c’è sempre maggiore bisogno dell’intelligenza umana, poiché gli algoritmi non sempre hanno ragione e anzi a volte possono risultare fuorvianti. Si tratta di stimolare una nuova consapevolezza per proteggere e rafforzare la democrazia, contrastare la criminalità organizzata e il terrorismo islamico, fornendo al contempo le maggiori garanzie possibili a quel bene sempre più raro rappresentato dalla nostra riservatezza.

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Sull'autore

Mario Caligiuri

Mario Caligiuri è professore straordinario all’Università della Calabria. È stato tra i primi a introdurre lo studio scientifico dell’intelligence in Italia, promuovendo master, centri di ricerca, convegni e collane editoriali. Ha curato, tra gli altri, il testo di Robert D. Steele, Intelligence. Spie e segreti in un mondo aperto (2002), e il volume Intelligence e scienze umane. Una disciplina accademica per il XXI secolo (2016), entrambi editi da Rubbettino.