Migrazioni verticali La montagna ci salverà?
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La montagna non ci salverà, a meno che prima non si salvi la montagna con i suoi boschi, pascoli, luoghi, comunità di persone, tradizioni culturali, economie, diversità umana ed ecosistemica.

La montagna è vista sempre più come un’opportunità di vita, un’alternativa tutto sommato vicina, da quanti desiderano abbandonare le metropoli, soffocate dagli effetti dell’iper agglomerazione sociale e produttiva. Il movimento dei «montanari per scelta» ha tracciato la pista, seguito dalla crisi pandemica e dalla diffusione dello smart working: oggi la pressione posta dal cambiamento climatico sulle città bollenti e inquinate fa emergere con più evidenza una diffusa aspirazione a trasferirsi nelle terre alte, che sia in modo permanente o per lunghi periodi all’anno. La verticalità entra così in queste forme di nuova mobilità umana, che possiamo ricondurre alla categoria più ampia delle migrazioni: chi sono dunque, e chi saranno nel prossimo futuro, i «migranti verticali»? Con un approccio transdisciplinare – dalla sociologia alla climatologia, alla geografia economica e alle scienze ambientali – e sulla base di dati scientifici originali, questo volume collettivo prova a tracciare un profilo delle diverse categorie di persone spinte verso la montagna da un insieme di fattori, tra i quali gli effetti dei mutamenti climatici nelle grandi città iniziano a rivestire un ruolo importante, a livello di immaginari come di progettualità concrete. Se la montagna attira nuovi abitanti, al tempo stesso si va però fragilizzando: frane, eventi estremi, abbandono dei terreni, siccità, invecchiamento delle popolazioni locali. Il clima che cambia espone a nuovi rischi proprio quei luoghi a lungo dimenticati e di cui sono rimasti in pochi a prendersi cura. La montagna non ci salverà, dunque, a meno che prima le città non la aiutino a salvare se stessa, a ritrovare il suo ruolo in un rapporto paritario ed ecosistemico con la pianura, dentro nuove forme di equilibrio, necessariamente metromontano.

Dettagli libro

Sull'autore

Andrea Membretti

Andrea Membretti, dottore di ricerca in Sociologia, è tra i fondatori di Riabitare l’Italia e insegna Sociologia del Territorio all’Università di Pavia. La sua attività di ricerca e di progettazione è focalizzata sulla mobilità umana in contesti metromontani. Tra le sue ultime pubblicazioni la curatela di Voglia di restare (Donzelli, 2023).

Filippo Barbera

Filippo Barbera è professore di Sociologia economica e del lavoro all’Università di Torino e fellow presso il Collegio Carlo Alberto. Si occupa di economia fondamentale, sviluppo delle aree marginali e innovazione sociale. Tra le sue recenti pubblicazioni: Le piazze vuote (Laterza, 2024).

Gianni Tartari

Gianni Tartari, ambasciatore dell’European Climate Pact e già dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche, si occupa di circolazione di inquinanti e di effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi acquatici, in particolare nelle aree montane (Himalaya e Alpi), ed è tra i promotori del progetto MICLIMI.

Associazione Riabitare l'Italia

L’Associazione Riabitare l’Italia, promossa da un gruppo di studiosi, esperti, operatori e policy makers, con diverse sensibilità culturali e disciplinari, ha l’obiettivo di stimolare riflessioni e conoscenze condivise per costruire una nuova rappresentazione d’insieme dell’Italia, in grado di raccontarne le contraddizioni e le disuguaglianze, i punti di forza e le potenzialità, alla ricerca di un migliore equilibrio tra le persone, le risorse e i luoghi, con particolare riguardo alle aree interne, marginalizzate e periferiche. L’Associazione, di cui fanno parte soci individuali e collettivi, è stata fondata nel 2020. Riabitare l’Italia promuove una rete di ricerche, seminari, incontri e dibattiti, e cura, d’accordo con l’editore Donzelli, la realizzazione di una serie di libri ispirata al suo nome.

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